giovedì 27 febbraio 2014

Chiacchiere (ma anche cioffe, frappe, bugie, crostoli, galani, cenci...)



“Ok, è Carnevale. Oggi, per l'appunto, è giovedì grasso.
Quindi mia cara, anche se odi friggere devi proprio farlo.
Non puoi tener in piedi un blog così”.
E allora, do ascolto a quella vocina martellante e mi decido:
 devo “rispettare” le feste e le stagionalità quindi devo perlomeno cimentarmi con loro,
 le chiacchiere.

Via al pc e…oh no.
C’è lei con questa. Lei con quest’altra. Ancora, lei con questa e mettici pure lei.
E poi c’è la ricetta della nonna.
E adesso?

Capirete bene che questo post avrebbe potuto chiamarsi tranquillamente
 “Miel&Mandorle e l’imbarazzo della scelta”.

Per uscire dell’impasse una cosa però l’ho fatta, come accadeva per gli struffoli (li ricordate?):
 ho fatto un bel mix tre le ricette. E il risultato?
Beh, quando le ho assaggiate ho pensato: “Ma davvero io ho fatto questo? Strepitose""!!

Oltre che nel farle, mi sono divertita a leggere qualcosina sulla loro origine.
E sul loro nome.
Chiacchiere, bugie, frappe, cenci, crostoli, cioffe, sfrappe, sfrappole solo per citarne qualcuno. 
Wikipedia è precisissimo, ma sul nome “cunchiell”, a detta sua molisano, mi trovo impreparata.
Amici molisani voi le chiamate così?
Io ho sempre saputo che, almeno nel Basso Molise,
le chiacchiere sono dette "cioffe", per via della loro forma annodata, simile ad un fiocco appunto.
Va bene che tra alto e basso Molise ci sono delle differenze dialettali ma questa mi è davvero nuova.

Quanto alla loro origine, è ormai certo che durante le Liberalia,
feste romane in onore di divinità protettrici della fecondità rurale,
le donne anziane col capo cinto d'edera vendevano per strada le "frictilia",
ossia pizzette fritte nel grasso di maiale e guarnite col miele da offrire agli dei.
Pare quindi che le loro degne eredi siano proprio le famosissime
"chiacchiere" (o come volete chiamarle), parenti, appunto, alla lontana delle frictilia.

Un'altra curiosità che ho trovato qui è che la differenza nella denominazione sarebbe dovuta, più che alla ricetta con cui sono fatte, alle forme diverse con cui la sfoglia di pasta viene tagliata.
 Un esempio? I crostoli sono quasi rettangolari, semplicissimi, spesso resi meno "grezzi" con l'arricciamento del bordo ottenuto tagliando la pasta con la rotella dentata.
I galani invece, tipici della città di Venezia, sono delle strisce di pasta tagliata a forma di nastro, di varie lunghezze, chiamato appunto galan.
Un’altra scuola di pensiero, lega invece l’origine del nome ad un suono onomatopeico, laddove,
per esempio, frappe, sta ad indicare qualcosa
di estremamente friabile che si rompe appena arriva alla bocca.

 


Veniamo ora alla mia ricetta.
 
Io però ho dimezzato le dosi (usando un solo uovo per 125 g. di farina)
ed ho ottenuto circa 20 frappe...ma nell'arco di una giornata sono finite.
Voi regolatevi in base a quante ne volete ottenere.

INGREDIENTI:

250 g. di farina 00
1 uovo
1 tuorlo
30 g. di zucchero
30 g. di burro morbido
la buccia di 1/2 limone grattugiato
1 pizzico di sale
75-80 ml di vino bianco secco
1 cucchiaio di grappa

olio di semi q.b. per la frittura
zucchero a velo per lo spolvero
 

PREPARAZIONE:

In una larga terrina o sulla spianatoia mettete la farina a fontana e al centro aggiungete tutti gli altri ingredienti (mi raccomando, burro morbido a pezzetti e uova leggermente battute).

Lavorate brevemente, fino ad ottenere un impasto omogeneo, e lasciatelo riposare a temperatura ambiente e coperto da un canovaccio per un'ora.

Riprendete l'impasto e, con il piano di lavoro infarinato, tiratelo in una sfoglia. So che il segreto per avere delle frappe friabilissime è quello di tirare la sfoglia sottilissima, quindi se l'avete usate pure una sfogliatrice o la macchina per la pasta (io, non avendo né l'una né l'altra, sono andata di mattarello).

Una volta steso ritagliate, con la rotella dentellata, tanti rombi e al centro (sempre con la rotellina) praticate un taglietto.
 
 
Ora potete pure friggere, quindi: riscaldate abbondante olio di semi in una padella dai bordi alti, spalancate le finestre, indossate abiti vecchi e/o sporchi tanto poi finiranno dritti dritti nella lavatrice, mettete un sacchetto di plastica o di carta sulla testa
(anche se, dopo uno shampoo non ve lo leva nessuno) e date l'avvio alle danze.
 
 
 
Mano a mano che friggete posate le chiacchiere su carta assorbente da cucina l'una vicina all'altra, non sovrapponendole quindi.
 
 
Potete sovrapporle in un piatto da portata a frittura ultimata,
cospargendole con abbondante zucchero a velo.
 


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